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PENELOPE

“Ora che sono morta so tutto.” E’ così che inizia questo libro dove il mito di Odisseo si libera dalla visione staticamente rigida a cui l’iconografia classica ci ha abituato. Margaret Atwood narra una storia parallela a quella narrata dall’Odissea mantenendo gli eventi originali letti secondo un altro punto di vista. Fa di più: ipotizza che questo mito abbia radici lontane nel tempo, quando la Grande Madre, la Dea Artemide, veniva celebrata da ancelle devote. In una trasposizione temporale, Penelope incarna Artemide e le sue 12 ancelle sono le sue devote orecchie ,braccia, occhi. Simbolicamente la loro uccisione, il silenzio di Penelope che non spende alcuna parola per salvarle, rappresenta la fine di un mondo matriarcale e l’inizio di un nuovo ordine patriarcale. L’interpretazione diviene così originale, avvincente e cambia la rappresentazione dei personaggi.
Penelope dall’Ade, come voce narrante alternandosi al coro, vuole rivelarci la sua verità, ora che non teme più ritorsioni dagli uomini e dagli dei, ribellandosi alla versione ufficiale che l’ha voluta leggendaria figlia ubbidiente, madre assennata, moglie fedele e paziente.
Ripercorre tutta la sua vita dalla nascita al ritorno di Odisseo e all’omicidio delle sue ancelle. Racconta nei fatti le sue emozioni, offre la sua versione, si espone al giudizi. Il mito respira, diviene fatto realmente accaduto, e, a lettura finita, lascia aperta la pagina delle nostre riflessioni.
La Atwood, in un capitolo del libro, ipotizza che il mito di Penelope, sempre raccontato insieme a quello di Odisseo, sia invece un mito più antico, legato al culto della Grande Madre delle antiche civiltà mediterranee: le dodici ancelle, sono fanciulle devote alla dea Artemide, la dea della luna, vergine implacabile e, come sacerdotesse, celebrano i riti della fertilità, concedendosi ai pretendenti per poi ucciderli immediatamente dopo, (questa potrebbe essere una spiegazione della strage dei Proci) e la loro somma sacerdotessa, incarnazione di Artemide, sia proprio Penelope; l’impiccagione delle ancelle, quindi la loro eliminazione con la morte, rappresenti la fine del potere matriarcale e l’instaurazione del nuovo ordine patriarcale: il capo, Odisseo, avrebbe confermato la propria posizione regale sposando la somma sacerdotessa di nome Penelope.
L’interpretazione è originale, cambia totalmente la prospettiva e la rappresentazione dei personaggi, le loro origini, i loro moventi nella storia, aprendo nuove strade all’interpretazione del mito e ci fa riflettere, inoltre, su come esso sia sempre stato rappresentato nella nostra società.