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Vicolo del Precipizio

La storia ruota intorno a uno scrittore, in realtà ghostwriter che dopo aver pubblicato un libro con un discreto successo preferisce smettere di confrontarsi con le prassi inesorabili delle case editrici e si reinventa come scrittore clandestino, autore di parole che verranno consegnate al libro di qualcun altro.

 

Ma una storia segreta, la sua personale storia di figlio, di uomo, di giovane emigrato da Cortona a Torino, gli batte forte nel petto e nella testa e lo conduce a nuove emozioni e nuove scelte, e il suo sguardo non riesce a prescindere dall’essere anche innamorato del passato semplice, della giovinezza, della provincia, della sua Toscana, dei vecchi che ci hanno dato la forza per essere quello che siamo.
Così sceglie la notte per partire alla ricerca della propria identità addentrandosi “in territorio nemico”, scandagliando attraverso una scrittura per e contro di sé donne/amori, fantasmi, finzioni e ricordi.
Ricordi che il tempo modifica continuamente e, se non li fermi, saranno perduti per sempre.

 

Il titolo “Vicolo del precipizio” rivela il nome di un luogo, una via di Cortona, al tempo stesso cara e deleteria per lo scrittore, un epicentro di molti suoi ricordi, belli e brutti. Il romanzo allude a qualche cosa che non è ancora stato confessato, un peso e un nodo alla gola che il protagonista inghiotte col progredire delle pagine che fino a oggi non ha mai avuto il coraggio di scrivere.
Scrivere è terapeutico, anche se fa soffrire, quando si scava troppo in fondo, e ora deve scrivere di sua madre, di suo padre, di suo nonno comunista e mangiapreti, delle donne della sua vita, della sua seconda madre Mimma, della sfortunata Andreina, degli amici.
Deve fare pace con i suoi fantasmi, con suo padre per cui ha abbandonato Cortona, e solo allora potrà tornare a casa, riacquistando se stesso