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Lo straniero

Camus scriveva: “Il pensiero è sempre in avanti. Vede troppo lontano, più lontano del corpo che è nel presente.” Un uomo, “qualcuno”, in scena, attraversa le pagine del libro quasi fossero pagine della sua stessa vita: chi è per noi l’arabo che Meursault uccide? Perché dovrebbe interessarci della sua morte? E perché, al contempo, dovremmo interessarci di un uomo qualunque che non sa dare ragione del delitto che ha commesso né piangere una madre morta?  Un monologo rivolto al pubblico, alla ricerca di una qualsiasi ragione che possa dare senso alla nostra banalità, brutalità, umanità.