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Il Giardino dei Ciliegi

Uno dei testi più rappresentati e conosciuti di A. Cechov merita oggi un percorso di riscoperta che giustifichi la stessa messa in scena. Il fallimento di una famiglia borghese e a loro consequenziale perdita di proprietà, l’emancipazione dei servi e il loro riscatto sociale emergono lampanti ad una prima lettura de il giardino dei ciliegi. Ma partendo da queste tematiche abbiamo voluto affrontare un’indagine su tutte quelle dinamiche umane che i personaggi dell’opera subiscono.
Con il giardino dei ciliegi oggi noi vogliamo raccontare del disastro di famiglie distrutte dalla crisi. Della paura di reagire alle difficoltà vendendo i beni effimeri solo perché simbolici in una famiglia, salvo poi trovarsi sul lastrico e strangolati dai debiti. Vogliamo raccontare la condizione di migliaia di famiglie, di nuovi e vecchi poveri, che per vergogna, per indole e per ignoranza, sprofondano nelle mani di chi, senza scrupoli, approfitta del disagio economico prodotto dalla crisi. I personaggi del giardino sembrano sordi che cercano di dialogare tra loro. Sembra che Cechov stesso voglia dire, gridare, poeticamente, ai personaggi di fare qualcosa per salvarsi ma, non c’è speranza, se non per chi ascolta il proprio corpo ed il proprio istinto. Lo stare cechoviano è lo stare di un’intera società, che, depressa e ansiosa, non può permettersi il pane, ma gioca alla lotteria. Vogliamo raccontare di famiglie che spesso non sono in grado di proteggersi dagli agenti esterni, specialmente se colpite da tragedie inaudite, come la perdita di un figlio. Famiglie che sembrano togliere ogni concretezza allo sguardo sulle cose concrete della vita per involvere fino al fallimento economico ed all’implosione affettiva.

“…questo testo fondamentale del Novecento – ultimo per il teatro prima della morte dell’autore -, dopo più di cent’anni riesce ancora a parlare in modo forte e vibrante, coinvolgendo esistenze e sentimenti in un problema che è anche politico e civile. Condensa in sé tutta la modernità di un universo umano inesorabilmente vittima del tempo che fugge, dei rimpianti, della nostalgia, dell’incapacità di agire. Una storia di perdite, di denaro dilapidato, di lutti ancora cocenti, di passioni sfiorite. C’è tutto questo e molto altro nell’opera di Cechov che coglie la decadenza di una famiglia aristocratica russa – con in testa l’incosciente e scialacquona Ljuba – convenuta nella tenuta di campagna che, a causa di problemi economici, sarà messa all’asta; e di un servo, Lopachin, che diventa padrone, e dei padroni che diventano servi.
Un mondo, quindi, finito e ribaltato. E così i personaggi del dramma vivono nella memoria e nella nostalgia del passato, altri nell’angoscia del futuro. Nessuno di loro è in grado di vivere il presente. Allora come oggi. E nella nostra realtà contemporanea, nella fattispecie dei giovani. Qui sono insensibili, ciascuno chiuso nel proprio silenzio, incapaci di ascoltare gli altri e di affrontare le conseguenze di un cambiamento. Sembrano già soli con se stessi, senza una direzione cui rivolgersi. Così li ha voluti, e rappresentati, il giovane regista Benedetto Sicca, imprimendo agli attori una recitazione nevrotica e molto gesticolante…”
Giuseppe Di Stefano, Il Sole 24 ore

SPETTACOLO DELLA RASSEGNA “CONCENTRICA”
Ingresso agevolato: intero € 10,00 – ridotto (*) € 8,00
(*) under 20 e studenti universitari – over 65
Gli abbonati e i sostenitori della Stagione “Praesentia” 2015/2016 hanno diritto al biglietto ridotto.