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Il generale

Il Generale definisce il popolo capre, gregge senza testa. Il Generale gioca con la vita dei suoi soldati, ma la vita non ha valore in una missione di pace, bisogna guardare la totalità, la magnificenza del disegno.

Il Generale che gioca col mondo, col suo piccolo mondo come Chaplin nel Dittatore. Il Generale che gioca coi vestiti, scegliendo l’abito migliore per l’azione finale, la decisiva. Il Generale che si allea con il male in una scena da diorama, dove il caprone satanico è sul proscenio e ci riporta alla demonizzazione del nemico. Ma chi è il nemico?

In questo controverso, inestricabile, perverso e doloroso contesto egotista attorno al quale si muovono tutti i tenenti e i soldati semplici indispensabili alla realizzazione del grande piano di evacuazione e ripopolazione, in un gioco, incomprensibile, di vittime e carnefici, Ciro Masella esalta le proprie doti attoriali, affina l’acume registico e fortifica, perché no, quella sua tendenza centripeta – teatrale, dunque artistica, di manifesta, comprensibile e incruenta, e per noi spettatori, adorabile – di meraviglioso e dispotico mattatore.

…uno spettacolo contro le guerre di ogni tempo, che però è poetico, grottesco, surreale. Un testo geniale che fa pensare al film di  Kubrick “Dottor Stranamore”. Racconta le follie del potere attraverso il bisogno  d’amore dell’uomo…

Roberto Incerti, La Repubblica