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SID – Fin qui tutto bene

Sid.

Italiano.

Origini algerine. Quindici anni. Forse sedici, forse diciassette.

Veste sempre di bianco, perché il bianco è il colore del lutto per i musulmani.

Vive come uno dei tanti ragazzi di una delle tante periferie dell’Occidente. Vive nel mondo drogato

della società dello spettacolo. Per uscire dalla disperazione e dalla noia di nascosto legge, ascolta musica, vede film. Recita. Recita sempre. Fino a dimenticare di essere Sid.

Colleziona sacchetti di plastica, di carta, di tessuto, di materiale biodegradabile. Tutti, rigorosamente, firmati. Bello, intelligentissimo, raffinato lettore, perfettamente padrone delle più sottili sfumature della lingua.

Ha ucciso.

Probabilmente per noia. Sicuramente per uno scopo più alto. Uccide soffocando le sue vittime nei sacchetti di plastica alla moda. La sua storia è un film “senza montaggio”, un torrenziale monologo che è un concerto Hip Hop suonato dal vivo: scorrono schegge di vita, di bullismo, di consumo, di ragazzi annoiati, dei “fuck you”, di canne, droga, desolazione, di vagabondaggi nei “templi del consumo”

 

INTERVISTA ALL’ATTORE E ALLA PRODUZIONE