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TEATRO

Una donna sola cammina davanti a noi. Possiamo sentirne i passi ed i pensieri. La donna cammina, attraversa l’edificio di un teatro: i suoi spazi pubblici e quelli più privati. Gli spettatori muniti di radio guide si spostano seguendo i ritmi della sua voce. Una sorta di percorso iniziatico attraverso luoghi interdetti e generalmente vietati agli spettatori.

La donna ti chiede di seguirla perché vuole farti vedere una cosa (la vedi?), proprio quella lì. E tu per un attimo le credi e finalmente quella cosa la vedi. E ti dici, “ma certo!”, e ti fermi appena per contemplare l’evidenza e proprio in quel momento lei ti esorta a proseguire.  Scoprendo così un certo senso di possibilità infinita.

La donna attraversa non solo il teatro ma anche il tempo che l’ha cambiato. Cammina e pensa. Ha un teatro nella testa. Parla di sé ma parla di tutti noi. Guarda le cose come non le abbiamo mai viste. Ci fermiamo più volte per ascoltarla. Crea paesaggi immaginari che coniugano realtà e finzione, e che si istituiscono come rifugio di un’identità collettiva.