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La signorina felicita

Esteta, dandy e osservatore privilegiato della realtà, Gozzano ha saputo, attraverso l’universalità dei suoi versi -“questo mio stile che pare lo stile d’uno scolaro corretto un po’ da una serva” – farci agognare la bellezza delle cose e della persone semplici, in una declinazione piemontese. Emblema della sua poetica, la Signorina Felicita dà il titolo al poemetto narrativo più celebre dell’intero Crepuscolarismo, che contiene tutti i temi principali di questo movimento letterario: dall’antidannunzianesimo alla malattia, dal rifiuto del ruolo di “poeta” ufficiale al fascino per il mediocre quotidiano, passando per la costante tendenza gozzaniana all’ironia e alla parodia di se stesso.

Ed è attraverso i ricordi e gli occhi di questa signorina umile, dalle “vesti campagnole” e “priva di lusinga” che Lorena Senestro – autrice e interprete dello spettacolo – ci fa rivivere le vicende della poesia e molti dei versi del poeta torinese di cui corre quest’anno il centenario della morte, emblema nazionale della Torino d’altri tempi, quella Torino antica e un po’ polverosa che suscitava accenti lirici carichi di nostalgia.

La breve e patetica trama della biografia di Guido Gozzano ha sempre agito sopra i lettori della sua opera con una irresistibile forza di suggestione: “il triste che cerca l’amore per il mondo, vizioso fanciullo viziato, sulle orme del piacere vagabondo”, Gozzano manifesta un’ambiguità che trova nel paradigma dell’attore e del palcoscenico un testimone esemplare: aspira alla gloria poetica e alla celebrità, ma insieme le fugge agognando la sapienza e la semplicità del vivere.
Muovendo da questa riflessione Lorena Senestro ci presenta una signorina Felicita sopravvissuta alla morte premature del poeta, ormai avanti con gli anni, intenta a ricordare il loro celebre incontro: imprigionata nel “salottino in disuso”, alla piemontese, utilizzato solo per le occasioni, Felicita fa ruotare di fronte allo spettatore come quadri d’ambiente di un vecchio carillon le storie e i personaggi delle poesie di Gozzano. Dialoga con il poeta disvelando quanto di umano si nasconde dietro all’immagine del letterato.

La accompagna Andrea Gattico, nei panni del pianista da tabarin torinese, con papillon, canzoni e abito da sera, che rievoca quell’ironia tipica e quella fantasia bambina che pervade le poesie di Guido: “un senso buffo d’ovo e di gallina”».

Ne La signorina Felicita, Guido Gozzano proclama il suo sogno di vivere con la sua “piccola consorte vivace, trasparente come l’aria”, così manifestamente da preferirla a “una intellettuale gemebonda” vincendo infine il suo morbo più vero, quella “fede letteraria che fa la vita simile alla morte”

E.Sanguineti – Einaudi