Salerno, primi ‘900, una normalissima famiglia, padre, madre e l’unico adorato figlio diciassettenne che per uno scherzo della sorte parte per una lontana guerra e succede la tragedia: arriva una lettera che ne annuncia la morte.
I due genitori ne restano sconvolti, lei diventa acida e prepotente, lui perde tutti gli interessi, si lascia coinvolgere dalle cattive compagnie, beve e ben presto cadono in miseria. Ad aiutarli ci penseranno gli amici di sempre: Gianduja, Brighella e Tartaglia.
Lei vuole tornare ricca a qualsiasi costo per vendicarsi di una società che gli ha rubato il bene più prezioso, l’adorato figlio, e per raggiungere lo scopo non esita ad uccidere ignari passanti.
Ma Il destino che travolge gli innocenti si rivolterà ad un certo punto contro i malvagi.
Il dramma veniva anche presentato con altri titoli “L’albergo del delitto” oppure “La forza del destino”.
La parte di Gianduja è quella di fare da filo conduttore tra i vari personaggi e di stemperare la tragedia con divertenti e salaci battute ma niente può alleggerire un simile dramma.
Quanto può influire il destino nelle scelte degli uomini e quanto possono influire le scelte degli uomini nella forza del destino?
Con i loro 200 anni di storia alle spalle, i Niemen sono oggi la più antica famiglia di burattinai piemontesi. Il loro repertorio varia dalle farse, alle fiabe, ai drammi: sono probabilmente gli unici a portare ancora in scena drammi storici come “Cuor di donna”, tragedia con origini ottocentesche.
Una loro particolarità: i burattini che vengono usati in scena sono tutti pezzi unici scolpiti in legno originali da fine Ottocento a metà Novecento, i fondali originali risalgono agli anni Trenta e Quaranta. Oggi Eliseo Niemen, con la sorella Giuliana e la nipote Verena, portano avanti una tradizione pressoché immutata per far vedere ai giovani quello che era “il divertimento del Gianduja”, unico svago dei loro nonni quando avevano la loro stessa età.
BIGLIETTERIA
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